Teatro

LONDRA, TOSCA

LONDRA, TOSCA

London, Royal Opera House , “Tosca” di Giacomo Puccini

THRILLING TOSCA

Serata elettrizzante al Covent Garden per la prima delle due recite di Tosca con tre stars, Gheorgiu-Kaufmann-Terfel, finalmente insieme per ragioni di DVD in un’operazione fortemente mediatica il cui successo è garantito in partenza. La produzione di Jonathan Kent, creata nel 2006 per sostituire quella di Zeffirelli e più volte riproposta, è convenzionale e non ha pretese di regia, ma la capacità di interazione dei tre protagonisti sulla scena ed il loro impatto sull’audience sono tali da trasformare un allestimento “da repertorio” in autentico evento.

Il set di Paul Brown ricostruisce in modo didascalico i luoghi di Tosca, S. Andrea Della Valle è disposta su due livelli collegati da una doppia scalinata sormontata da una cupola inclinata e la scena su due piani risulta funzionale al gioco scenico e dà giusto rilievo all’irrompere di Scarpia, ma è fin troppo affollata di bandiere, colonnine dorate, statue e candele quasi a volere riempire all’inverosimile lo spazio per mancanza di idee.
Monumentale, ma non privo di suggestione, l’interno di Palazzo Farnese, immerso  in una penombra notturna (efficace il lighting design a lume di candela di Mark Henderson) dove fra alte colonne, statue gigantesche e finte librerie si scoprono passaggi segreti. Nessuna architettura riconoscibile per Castel S’Angelo, solo un piano inclinato immerso in uno spazio astratto e metafisico con una minacciosa nube petrosa in cielo e qualche pilastro per la fucilazione.
Se i costumi maschili non sono dei più riusciti (la giubba a righe bianche e rosse rende Cavaradossi un po’ pagliaccio e Scarpia sembra uscito dal set dei Pirati dei Caraibi) gli abiti della Diva sono eleganti e raffinati e ne esaltano la bruna bellezza e il decolleté eburneo in un tripudio di ricami, tiare e diamanti.

Si potrebbe obiettare che per la voce così scura e “baritonale” a Kaufmann sono più congeniali ruoli del repertorio francese o tedesco, ma non c’è niente da fare, anche come Cavadorossi  si conferma il tenore del nostro tempo per sicurezza vocale e intelligenza interpretativa. Assolutamente credibile come amante appassionato (comprensibile la gelosia di Tosca), inizialmente ironico, viepiù affettuoso e seduttivo, convince per la fierezza con cui si oppone a Scarpia diventandone un ideale antagonista ed il loro confronto, giocato sullo scontro di voci e personalità forti, inchioda alla sedia. Il carisma scenico è supportato da un mezzo vocale che si piega mirabilmente ad ogni sfaccettatura ed in ogni frase, inflessione o parola ci mette qualcosa che ce la rende nuova, con un capacità di fraseggio che rende drammaticamente moderno il personaggio. Da “Recondita armonia”, depurata di ogni stucchevolezza, al grido di vittoria vigoroso e fortissimo tenuto allo spasimo, capolavoro ad alta tensione di tenuta vocale e drammatica, al “Lucean le stelle” dalle mezze voci struggenti, per non parlare di un “O dolci mani” così autenticamente amoroso che lo vorremmo risentire mille volte. Come dice Tosca : ecco un’artista!
Angela Gheorgiu è forse l’ultima Diva, scenicamente le si può rimproverare qualche leziosità e una gestualità talvolta enfatica che oggi risulta un po’ datata, ma, se pur nella maniera, è una Tosca che teme pochi confronti nel suo essere Diva e amante e la sintonia con Kaufmann rende la storia appassionante come un film. La voce sarà anche “piccola”, ma nonostante la lunga carriera ha conservato la bellezza timbrica degli esordi e così morbida e vellutata, screziata di ombreggiature scure, emana una sensualità intensa. Alle prese con un ruolo drammatico la Gheorgiu lo risolve con intelligenza sul versante lirico, ma con grande uso del chiaroscuro, conferendo drammaticità e pregnanza alle singole parole ed al solo ascolto il personaggio risulta ancora più vibrante.
Bryn Terfel è uno Scarpia di voce e corporatura talmente immense che dal suo primo apparire incute brividi di paura. Difficile immaginare uno Scarpia più sgradevole e temibile, luciferino e sadico. Nella scena con Tosca, con la voce che si ammanta di sfumata tenerezza, sembra un gatto che gioca con un topolino, ma il ghigno lubrico rivela un desiderio talmente estremo che non può che condurre a un tragico epilogo. Un nastro rosso caduto in chiesa dall’acconciatura della Diva e furtivamente raccolto per poterne aspirare in segreto l’odore è il tragico fil rouge che spinge Tosca all’omicidio quando, vedutolo sulla scrivania, intuisce d’un tratto la perversione del Barone. Per la voce piena e sonora ogni parola suona come una diabolica minaccia e a rappresentazione finita l’aria è ancora impregnata della sua malefica presenza.
Di livello più modesto il resto del cast, Lukas Jakobski è un imponente Cesare Angelotti dalla vocalità corretta; piuttosto manierato il Sagrestano di Jeremy White, Hubert Francis è uno Spoletta appropriato. Concludono il cast lo Sciarrone di Zhengzhong Zhou, il pastorello di William Payne ed il carceriere di John Morrissey.

Antonio Pappano propone una Tosca decisamente lirica, ricca di ripiegamenti e di indugi che privilegia la raffinatezza della strumentazione con piani evanescenti e tocchi quasi cameristici salvo poi sfociare in esplosioni violente e telluriche. Se al “Te Deum” manca un po’ di tensione, in tutto il secondo atto la direzione ha una fortissima presa teatrale. Ottima la resa dell’orchestra, duttile e ricca di colori, sensibile nell’accompagnare il canto.

Un teatro completamente esaurito (molti avevano passato la notte in coda nella speranza di un biglietto) ha tributato applausi trionfali e già si aspetta il DVD per rivivere l’emozione appena vissuta.

Visto a London, Royal Opera House, il 14/07/2011

Ilaria Bellini